Scheda del libro
Slogan per magliette, borse e adesivi, grido di battaglia cantato per le strade, la parola “femminismo” è diventata mainstream. Essere femministi, oggi, fa tendenza. Lola Olufemi traccia il confine tra femminismo e consumismo, dimostra che il femminismo non è una merce da acquistare, ma un’arma per combattere l’ingiustizia. Indaga la violenza contro le donne, la giustizia riproduttiva, la trans-misoginia, l’industria del sesso, l’islamofobia, il consenso, il #MeToo, la situazione nelle prigioni. Interroga lo Stato, il suo ruolo, quella coltre di fumo con cui ci obnubila la mente. Femminismo interrotto è una disamina sul potere. Esplora le parole, i tweet, gli articoli, perché a volte è una questione di vocabolario e ce ne occorre uno più completo. È anche un libro sull’illusione: solo perché alcune di noi si sentono libere non significa che lo siamo davvero. Ed è una critica al femminismo stesso, quando accende i riflettori su una sola donna e ne dimentica altre. Saggio, manifesto, pamphlet politico, memoriale, necrologio e inno, Femminismo interrotto sfugge alle definizioni, esattamente come il femminismo quando smette di essere un’etichetta. Unico caso in cui la trasformazione potrà dirsi radicale.