Colette, il gruppo di lettura di Lìbrati
si incontra su
Mammut
La protagonista di Mammut è una donna arcaica intrappolata nella vita moderna. Lavora in un gruppo di ricerca di Sociologia e passa le giornate nelle case di riposo a sottoporre agli anziani questionari sulla longevità. Non sa bene cosa vuole, però sa di cosa ha bisogno, e questo la spinge a fare sesso con uomini. Per il suo ventiquattresimo compleanno organizza una festa con amici, conoscenti e conoscenti dei conoscenti: è attratta dalle donne, ma le serve uno sconosciuto perché quella sia una festa di fecondazione.
Non puoi resistere in un formicaio quando hai l’istinto di un cacciatore solitario, e il suo istinto la porta lontano dalla città. Il bosco la minaccia eppure le piace, gli alberi parlano di lei in un linguaggio segreto. Cal Llanut è un podere diroccato e difficile da raggiungere, con un pastore come amico ambiguo e ogni tanto, di passaggio, una figura evanescente di cui invaghirsi. La solitudine è il suo riparo, l’inclemenza della natura la fortifica, le bestie le insegnano ad amare l’essenziale. Il timo tiene a bada i pensieri. È così che la sua coscienza rinasce, è così che avviene la sua trasformazione. La chiamano Llanut, e crede “nella vita, nel territorio, nella libertà di divenire il più furbo o il più perseverante, o il più forte”. Il suo corpo parla della fine di un tempo e di una maternità non conciliata.
Mammut non è l’ennesimo romanzo sulla fuga nella natura, bensì una bomba a orologeria sul malessere della società contemporanea, la storia di una donna che impara ad attraversare senza risentimento l’angoscia, il dolore, il fallimento e il rimorso perché sa che solo così può conquistare la sua vera sé.