Giovedì 22 marzo le Colette, il gruppo di lettura di Lìbrati, si è ritrovato per il consueto appuntamento mensile. Abbiamo discusso di Hotel Silence di Auður Ava Ólafsdóttir (Einaudi). L’ultimo libro della scrittrice islandese ha creato una discussione animata e vivace, in pieno stile Colette, e opinioni e pareri molto diversi, se non addirittura discordanti.
Ad alcune partecipanti il libro è parso un po’ debole, un’opera in cui la coerenza interna mancava in favore di un’impostazione fiabesca la cui percezione tuttavia non risultava immediata poichè non supportata dalla scrittura, che al contrario risultava semplice, minimale ed estremamente aderente al reale, al nudo fatto. Per altre invece, le vicende di Jonas, protagonista del libro che decide di togliersi la vita e di farlo partendo per una località sconosciuta (appena uscita da una sanguinosa guerra), il libro è parso una metafora efficace della necessità di “ricostruire la vita” propria e altrui, anche se tutte hanno rilevato come l’apparato simbolico sotteso al libro avrebbe potuto essere sicuramente più sofisticato.
Una lettura interessante che ha suscitato impressioni e suggestioni talvolta antitetiche e per questo stimolanti.
Riportiamo qui di seguito l’opinione di Luciana, una delle partecipanti del nostro gruppo, che ha scritto questo contributo intorno al libro:
Il linguaggio è rarefatto come la terra quasi disabitata della storia, pochi i punti di orientamento, ma nitidi. “È un maschio. Solo. Senza compagna”. Potrebbe passare inosservata questa notazione perchè si riferisce all’oca con l’ala fratturata che si aggira nei pressi della casa di riposo della madre e per cui Jonas chiama soccorso. Si aggiunge che ai segni che nella geografia della pelle identificano la storia di un uomo, le sue ferite, le sue cicatrici – compresa quella della nascita, una sorta di male di vivere, sembra volerci dire l’autrice insistendo sulla cicatrice ombelicale – i tatuaggi che le nascondono. Una sofferenza mostrata e nascosta, dove nessun occhio si posa abbastanza in un clima di rapporti umani che sembra intirizzito, esangue. Paradossalmente il sangue delle lacerazioni di una terra devastata dalla guerra dove Jonas tenta di nascondersi alla vita, rimette in movimento gli affetti congelati. Le citazioni bibliche che spesso fungono da titolo ai capitoletti, sembrano avvalorare l’impressione di trovarsi davanti ad un racconto quasi in forma di parabola, dove i riferimenti alla realtà che ci circonda fungono da ordito dove poter posare la “verità” da comunicare.
Al termine della discussione è avvenuta la solita votazione più che democratica. Tra i titoli proposti l’ha spuntata l’ultimo volume pubblicato da Einaudi di Alice Munro, con cui si completa la pubblicazione italiana delle sue opere. Il libro, La vita delle ragazze e delle donne, non è una raccolta di racconti ma un romanzo.
Il prossimo incontro di Colette si svolgerà giovedì 26 aprile alle 20:30. Vi ricordiamo che Colette è un gruppo libero e aperto e tutte e tutti sono invitati a partecipare.