Il 22 dicembre c’è stato l’ultimo appuntamento annuale di Colette, il gruppo di lettura di Lìbrati e l’ultimo libro discusso è stato L’Iguana di Anna Maria Ortese. Un romanzo questo che è stato apprezzato da tutte, sebbene abbiamo convenuto si trattasse di una storia di difficile comprensione: la ricchezza di allegorie, l’assenza di svelamenti, l’oscurità di alcuni passaggi sono alcuni degli elementi tipici della narrazione di Ortese, in questo suo libro, che l’hanno reso a tratti ostico, al punto da dover tornare indietro e rileggere daccapo, nella convinzione di aver perso qualcosa. E invece no: nulla era andato perso, è il libro stesso che lascia degli spazi bianchi, degli enigmi che non risolve.
La difficoltà a comprendere in pieno la storia e il suo senso non ha tolto nulla al piacere della lettura di un libro scritto magnificamente, uno stile, quello di Ortese, che fa apprezzare la ricchezza e la bellezza, anche la complessità, della lingua italiana. Non da ultime sono state apprezzate e sottolineate le numerose riflessioni che la scrittrice inserisce nel corso della narrazione, pensieri originali, profondi, lucidi e talvolta spietati, sulla società del tempo, sulla sopraffazione di taluni a scapito di altri, sul mondo editoriale, e infine, probabile centro di tutto, sul Male che pervade il mondo, senza però annichilirlo mai totalmente. C’è sempre un barlume, talvolta una luce fioca ma c’è, che governa e conduce questa storia a tratti straziante e dura, ma anche piena di bellezza. E’ lo sguardo unico di Anna Maria Ortese che ci fa vedere, così difficile a immaginarsi, ciò che eccede il Male, non si fa risucchiare, sia esso l’ingenuità di un uomo o un mare sconfinato.
Siamo rimaste così colpite dalla scrittura di Ortese che abbiamo voluto proseguire il filone italiano, scegliendo un’altra grandissima della nostra letteratura: Anna Banti e la sua Artemisia.