L’estate è arrivata e con lei le tanto agognate vacanze. Non per le libraie di Lìbrati che rimangono con voi fino ad agosto (rimarremo chiuse pochissimo: dal 5 al 20 agosto), e che stanno lavorando e leggendo alacremente per potervi fornire i migliori consigli di lettura. Abbiamo selezionato alcuni titoli che sono perfetti per l’estate. I nostri criteri di scelta sono semplici: libri di donne, libri belli e soprattutto scritti bene.
Qui di seguito i nostri Must Read dell’estate 2018. Tutti i libri sono disponibili in libreria, vi ricordiamo che Lìbrati fa anche spedizioni. Sostenete le librerie indipendenti.
Ayòbàmi Adébáyò, Resta con me, La nave di Teseo, 18,00 euro.
Yejide e Akin si incontrano all’Università di Lagos nel 1981. Subito si innamorano e si sposano. La loro vita coniugale è felice, o per lo meno loro la percepiscono come tale. Non sono d’accordo le famiglie di provenienza, tradizionali e poligamiche, che considerano la mancanza di figli da parte della coppia come il segno indelebile della loro infelicità e della rovina della famiglia. Impongono così ad Akin di prendere una seconda moglie, Funmi, nella speranza che riesca a dare una discendenza. I figli arriveranno ma il prezzo da pagare per Yejide e Akin sarà altissimo.
Con un intreccio di piani temporali diversi, oscillanti tra il passato e il presente, il 2008, e l’alternarsi di capitolo in capitolo delle voci narranti dei due protagonisti, Ayòmami Adébàyò confeziona un romanzo corale e avvincente, una storia in cui l’amore e la sofferenza convivono, nel contesto di una Nigeria che non manca di mostrare il conflitto tra modernità e tradizione.
Con una scrittura semplice ma originale, ricca di metafore ed immagini, questo romanzo si interroga sul tema dell’identità personale, della felicità autentica e condizionata dall’esterno e su cosa significhi essere donna quando essere madre rappresenta il suo unico, possibile completamento.
Anche l’amore si piega, anzi s’incrina, arriva quasi a spezzarsi e a volte si spezza del tutto. Ma anche quando ce l’hai ai piedi in mille pezzi, non vuol dire che non sia ancora amore.
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Maylis de Kerangal, Corniche Kennedy, Feltrinelli, 15,00 euro.
Corniche Kennedy è una piattaforma incastonata tra la scogliera sul lungomare di Marsiglia. E’ il punto di ritrovo di una banda di adolescenti che si incontrano per amarsi, litigare, lanciarsi in mare, sfidare la morte, passare le giornate. Eddy, Mario, Loubna e altri ragazzi sono controllati a vista da Sylvestre Opèra, commissario di polizia della zona, che dalla sua station wagon rossa tiene d’occhi la banda (su Corniche Kennedy è vietato tuffarsi, troppo pericoloso), forse invidiandone un po’ l’avventatezza dei giovani. A sbirciare la banda però c’è anche Suzanne, che vive in una ricca villa dietro il promontorio e che un po’ indivia quei coetanei che sfidano l’ignoto. Fino a quando decide di avvicinarsi un po’…
Una scrittura meravigliosa quella della scrittrice francese autrice di Riparare i viventi. Con uno stile di scrittura cinematografico e un’andatura serrata, l’autrice ci regala un romanzo luminoso come l’estate che ci farà tornare un po’ adolescenti.
La banda. Non c’è altro nome per loro. Corpi acerbi, età dilatata tra i tredici e i diciasette anni, un’età sola, la stessa, quella della conquista, quella in cui fuggi i baci della mamma, sputi nel piatto dove mangi, diserti la casa.
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Ornella Vorpsi, Il paese dove non si muore mai, Minimum fax, 13,00 euro.
La lente della distanza, e di una lingua diversa dalla lingua dell’infanzia, permettono all’autrice di immortalare sequenze della propria vita e del proprio paese, l’Albania durante la dittatura di Enver Hoxa, tra gli anni Settanta e Ottanta. La trama non è lineare, ma disegna, con pennellate lievi e brevi, immagini mnemoniche che sono insieme individuali e collettive. Sul filo sottile dell’ironia, la scrittrice rievoca fatti e misfatti dell’infanzia, adolescenza e prima giovinezza.
Un libro scritto in prima persona, un italiano fresco e brillante, una lingua materica e un’ironia graffiante.
È il paese dove non si muore mai. Fortificati da interminabili ore passate a tavola, annaffiati dal rachi, disinfettati dal peperoncino delle immancabili olive untuose, qui i corpi raggiungono una robustezza che sfida tutte le prove. La colonna vertebrale è di ferro. La puoi utilizzare come ti pare. Se capita un guasto, ci si può sempre arrangiare. Il cuore, quanto a lui, può ingrassare, necrosarsi, può subire un infarto, una trombosi e non so cos’altro, ma tiene maestosamente. Siamo in Albania, qui non si scherza.
D. E. Stevenson, Il libro di Miss Buncle, Astoria, 17,00 euro.
Miss Barbara Buncle ha trentanni e una piccola rendita che non le basta più. Dopo aver vagliato vari metodi per crearsi un guadagno decide di scrivere un libro per racimolare qualche soldo. Tuttavia Barbara è consapevole di mancare completamente di creatività ed inventiva e decide di scrivere dell’unica cosa che conosce, Rivargento, il villaggio in cui vive.
Il romanzo è pubblicato con lo pseudonimo di John Smith e diventa subito un besteseller. Le cose si complicano però quando il romanzo arrivva nelle mani dei compaesani di Barbara che vi si ritrovano rappresentati con tutti i loro difetti, i vizi, le manie. Nel piccolo paesino dell’entroterra inglese scoppia il caos e la caccia alla spietata personalità che si nasconde dietro il fantomatico John Smith. In un rocambolesco susseguirsi di equivoci, colpi di scena, Dorothy Stevenson ci propone una meravigliosa lettura per l’estate. Per chi ama le atmosfere alla Jane Auste, per chi ama la letteratura di evasione e l’ironia affettuosa ma non meno sardonica tipica della grande letteratura inglese delle donne.
Il mercoledì mattina Mr. Abbott guardò molto spesso l’orologio mentre sbrigava i propri affari. Era emozionato al pensiero di incontrare John Smith. Anni di editoria non erano riusciti ad offuscare il suo entusiasmo nè a trasformarlo in un amaro o incallito pessimista. Ogni autore nuovo e promettente conquistava i suoi favori. il venerdì mattina precedente suo nipote Sam Abbott, da poco assunto nella società Abbott & Aromy, era comparso all’improvviso nello studio privato di Mr. Abbott con deplorevole mancanza di cerimonie, annunciando: “Zio Arthur, il tizio che ha scritto questo libro deve essere un genio, oppure un imbecille”.
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Sylvie Schenk, Veloce la vita, Keller, 15,50 euro.
Louise arriva a Lione per frequentare l’università qualche anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e, da ragazza nata e cresciuta un una piccola realtà di montagna francese, si trasformerà in una donna che lascia la sua terra natìa per seguire il marito, trasferendosi in Germania e lavorando come insegnante. Le amicizie fatte all’università, con le quali instaurerà un sodalizio lungo una vita, la famiglia d’origine lontana, i figli vicini (ma nella trama lasciati amorevolmente sullo sfondo), la complicità a singhiozzo con il marito, tutto questo si trova nel libro della Schenk e molto altro…
Mentre il racconto fluisce con la naturalezza di un’intima quotidianità attraverso le vicende incalzanti della protagonista, sullo sfondo si dipanano questioni politiche complesse da decifrare, lascìti di una Guerra finita ma per alcuni mai superata, domande etiche sulle quali persiste il dubbio di una scelta di campo, è meglio sapere oppure no quando le questioni riguardano le persone che amiamo?
Un romanzo intenso e avvincente scritto in una inusuale seconda persona e sorretto da una lingua asciutta e diretta.
Come ragazzina degli anni Cinquanta sei consapevole dei tuoi complessi di inferiorità e preferiresti essere maschio. Questo desiderio fa sì che non sposerai mai la causa del femminismo più intransigente. Gli uomini sono gli attori più importanti dell’umanità.
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Ann e Jeff Vandermeer (cur.), Le visionarie. Fantascienza, fantasy e femminismo: un’antologia, Nero edizioni, 25,00 euro.
Questi 29 racconti di 29 scrittrici provenienti da tutto il mondo che esplorano, ciascuna con sguardo e voce uniche, l’immaginario fantastico sono selezionati da Ann e Jeff Vandermeer seguendo un unico filo conduttore: la critica femminista alla realtà che ci circonda. Le autrici, più o meno note, attraversano i generi della fantascienza, dell’horror, del fantasy e dalla distopia in un lavoro che è godimento letterario ma messa in campo di questioni politiche fondamentali: il controllo dei corpi delle donne, l’identità di genere, la presunta complementarietà dei generi, i ruoli socialmente imposti alle donne.
Un viaggio attraverso continenti e attraverso epoche storiche alla scoperta di narrazioni uniche e originali. Nota interessante: ciascun racconto è tradotto da una giovane autrice italiana.
Dalla quarta di copertina:
Ventinove racconti con il meglio della narrativa fantastica declinata in chiave femminista; ventinove autrici sia classiche che contemporanee per un’antologia che proietta il presente in direzione di mondi a volte avveniristici e a volte surreali, investendo di nuova luce i meccanismi che sottendono non solo la costruzione dell’identità sessuale, ma anche il potere stesso.