Anime febbrili
Le donne nelle opere di Clarice Lispector
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Maia Tomasella
Non sempre Clarice Lispector ha scelto di nominare i suoi personaggi, perché spesso si è dedicata ad una scrittura impersonale, anonima, che racconta il distaccamento da un io individuale e psicologico. Sono poche, e potentissime, le donne a cui ha scelto di dare un nome, un corpo, una vita ben definita: sono le protagoniste di Vicino al cuore selvaggio, primo romanzo della scrittrice, di Un apprendistato o Il libro dei piaceri, e dell’Ora della stella, ultimo romanzo lispectoriano tra quelli pubblicati mentre la loro autrice era ancora in vita.
Joana, personaggio al limite della mimesi autobiografica, è prima una bambina e poi una donna sin troppo in contatto con la sua parte animale, che attrae e spaventa gli uomini intorno a lei. Lori, giovane insegnante di scuola elementare, diventa recipiente di un insegnamento romantico-esistenziale che le viene impartito da un professore di filosofia più vecchio di lei. Macabea, poverissima ragazza che vive nell’ignoranza e nello squallore, sembra attrarre su di sé la sfortuna e la felicità, e le sarà dato di avere accesso alla verità solo in punto di morte.
Personaggi che sono spesso stati riconosciuti dagli studiosi come alter ego della loro scrittrice, rappresentazioni letterarie dell’io psicologico di Clarice Lispector, Joana, Lori, Macabéa – e le altre – rompono con la tradizionale rappresentazione letteraria della donna, eccedono impetuosamente i confini dei loro corpi e ruoli femminili, e vivono nelle pagine come interrogativi rivolti alla lettrice. Amata dalle femministe (soprattutto da quelle italiane) Clarice Lispector rifiutava questa definizione, eppure le sue sono creature femminili potentissime e libere, che contribuiscono a rendere la sua opera un capolavoro letterario e filosofico.
Durante gli incontri leggeremo e analizzeremo queste (e altre) straordinarie figure lispectoriane insieme alle opere che le ospitano.