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Quando:
24 Marzo 2021@18:00–20:00
2021-03-24T18:00:00+01:00
2021-03-24T20:00:00+01:00
Mercoledì 24 marzo 2021
ore 18.00
La nuova anormalità
incontro femminista su zoom
su rischio, vita, umanità
con
Tristana Dini
Sara Gandini
Quella scoppiata a febbraio 2020 non è stata la prima pandemia della storia dell’uomo. E’ stata però la prima volta che il mondo, l’intero mondo, si è fermato per contenerla, la prima volta in assoluto che i governi degli Stati, per fermare il contagio, hanno deciso di adottare misure di lockdown stravolgendo le vite e gli assetti sociali, economici e lavorativi delle società.
Questo incontro è nato perché sentiamo il desiderio di interrogarci insieme sui presupposti politici, sociali ed economici che hanno – nei fatti – reso possibile l’adozione di queste misure e domandarci se siano esse “la sola cosa da fare”, se siano il frutto della miglior strategia adottabile possibile: la più efficace e sostenibile nel medio-lungo periodo.
A marzo dello scorso anno la narrazione prevalente ci ha assicurato che con due mesi di lockdown l’emergenza sanitaria sarebbe rientrata e abbiamo accettato queste restrizioni fiduciose fosse la strada necessaria da percorrere per tornare alla “nostra vita”. A settembre ci hanno detto che il problema erano le scuole aperte, che era indispensabile chiuderle per frenare i contagi e contenere l’onda lunga dell’infezione che pareva sempre più intaccare i pilastri del nostro vivere comune; a ottobre – in una escalation comunicativa e informativa – è arrivata la decisione di classificare le regioni per colore sottoponendoci settimanalmente alla ‘tombola’ della classificazione, facendoci vivere sperando in una classificazione benevola. Ancora: a dicembre, con l’arrivo dei vaccini, ci hanno detto che assicurando la copertura delle persone fragili e dei soggetti esposti finalmente avremmo visto, dopo un anno, la luce. Poi il vaccino è arrivato, ma non sono stati vaccinati i più fragili, e la narrazione è stata cambiata: finché tutti non ci saremo vaccinati non ci riapproprieremo delle nostre vite. Si è accelerato invece con le vaccinazioni dei docenti (in Campania siamo al 90%) salvo poi chiudere le scuole. Oggi, ad aprile oramai, siamo dentro a un nuovo lockdown con la notizia, da una parte, che la curva di aumento dei contagi è in calo da settimane (e “si sgonfierà da sola” Corriere della Sera, domenica 14 marzo) e dall’altra che si stanno testando i vaccini sui bambini.
Questo incontro è nato perché sentiamo il desiderio di interrogarci insieme sui presupposti politici, sociali ed economici che hanno – nei fatti – reso possibile l’adozione di queste misure e domandarci se siano esse “la sola cosa da fare”, se siano il frutto della miglior strategia adottabile possibile: la più efficace e sostenibile nel medio-lungo periodo.
A marzo dello scorso anno la narrazione prevalente ci ha assicurato che con due mesi di lockdown l’emergenza sanitaria sarebbe rientrata e abbiamo accettato queste restrizioni fiduciose fosse la strada necessaria da percorrere per tornare alla “nostra vita”. A settembre ci hanno detto che il problema erano le scuole aperte, che era indispensabile chiuderle per frenare i contagi e contenere l’onda lunga dell’infezione che pareva sempre più intaccare i pilastri del nostro vivere comune; a ottobre – in una escalation comunicativa e informativa – è arrivata la decisione di classificare le regioni per colore sottoponendoci settimanalmente alla ‘tombola’ della classificazione, facendoci vivere sperando in una classificazione benevola. Ancora: a dicembre, con l’arrivo dei vaccini, ci hanno detto che assicurando la copertura delle persone fragili e dei soggetti esposti finalmente avremmo visto, dopo un anno, la luce. Poi il vaccino è arrivato, ma non sono stati vaccinati i più fragili, e la narrazione è stata cambiata: finché tutti non ci saremo vaccinati non ci riapproprieremo delle nostre vite. Si è accelerato invece con le vaccinazioni dei docenti (in Campania siamo al 90%) salvo poi chiudere le scuole. Oggi, ad aprile oramai, siamo dentro a un nuovo lockdown con la notizia, da una parte, che la curva di aumento dei contagi è in calo da settimane (e “si sgonfierà da sola” Corriere della Sera, domenica 14 marzo) e dall’altra che si stanno testando i vaccini sui bambini.
La strategia adottata, basata sull’idea irrealizzabile che il virus potesse essere completamente neutralizzato in tempi brevi si sta rivelando non solo fallimentare ma via via che il tempo passa anche sempre più irragionevole. Le misure senza alcun senso si moltiplicano: quarantene per i vaccinati, mascherine all’aperto anche senza affollamento, parchi chiusi, distanziamento di due metri a tavola, coprifuoco, sono misure inutili che tutti stiamo accettando senza sapere perchè. L’unico effetto che hanno è quello di creare confusione, frustrazione e aumentare la paura. Sempre più persone si stanno rendendo conto che una vita minata, privata dei bisogni fondamentali come quelli della scuola e della socializzazione, è “umanamente” insostenibile, senza tener conto degli aspetti economici. La nuova anormalità che si sta profilando sembra gettare le sue spire ben oltre i mesi prossimi: Van der Leyen parla di Europa pandemica, Bianchi rilancia la Dad oltre la fine della pandemia. E’ questa la strategia giusta per uscire dalla pandemia? é questo il mondo che vogliamo? quella che stiamo vivendo è una “buona vita”?
O occorre ripensare alla convivenza con il virus, ridefinendo il senso di parole come “rischio”, “beneficio”, “sicurezza”?
Ne parliamo con Sara Gandini (epidemiologa) e Tristana Dini (insegnante).
O occorre ripensare alla convivenza con il virus, ridefinendo il senso di parole come “rischio”, “beneficio”, “sicurezza”?
Ne parliamo con Sara Gandini (epidemiologa) e Tristana Dini (insegnante).
L’incontro si terrà su zoom e in diretta facebook. Per partecipare alla discussione occorre iscriversi a libreriadelledonnepadova@gmail.com