Sabato 17 giugno 2023
dalle ore 16.00
L’umano come donna.
La libertà femminile nell’era della tecnica
Interventi di:
Tristana Dini, Sara Gandini, Paola Tavella, Chiara Zamboni
Se a costringere la libertà delle donne, entro vincoli materiali e ideologici, era, fino a poco tempo fa, un pensiero patriarcale di stampo conservatore, rivolto al passato, oggi ci troviamo di fronte a uno scenario nuovo. Le spinte illiberali provengono dal futuro, e, in particolare, dagli sviluppi della tecnica, sostenuti da un’ideologia che la assume, acriticamente, come potenza di liberazione, ancor più se lasciata alla ‘mano invisibile’ del progresso. Intelligenza artificiale, tecnologie riproduttive e biomediche, utilizzo di dispositivi digitali, invadono ogni ambito della vita trasformando non soltanto il nostro vivere quotidiano, il lavoro e il tempo libero, ma la nostra stessa umanità. In particolare, ciò che rischia di subire una mutazione radicale sono le relazioni, costituendosi, la tecnologia, come un intermediario, se non come vero e proprio sostituto delle persone. Per questa ragione, per il suo impatto di trasformazione delle relazioni, attraverso quella che appare anche come una guerra contro il corpo, il culto tecnologico, e il pensiero progressista che lo legittima politicamente, interroga il pensiero delle donne che, da sempre, si è declinato come riflessione intorno alle relazioni, e che ha, in esse, il nocciolo simbolico attorno al quale sono state ridefinite, in senso femminista, parole politiche come ‘libertà’, ‘potere’, ‘autonomia’. In opposizione all’idea prometeica, maschile, dell’onnipotenza umana, dell’illimitato che si traduce nella depredazione di tutto ciò che intralcia lo sviluppo, della rimozione simbolica del corpo, il pensiero delle donne è oggi investito di nuove domande radicali, prima fra tutte: la donna è antiquata?
A partire da essa, si definisce una nuova costellazione di interrogativi sul futuro: su ciò che stiamo perdendo, su ciò che vogliamo proteggere e conservare, sull’eredità che lasciamo, nella consapevolezza del valore di ciò che è minacciato, più prezioso di qualsiasi abbagliante promessa di un futuro senza dolore: l’apertura all’altro, in nome della vicinanza umana, sì, senza protezioni, né sicurezze, né mediazioni.
Ne parleremo con:
Tristana Dini, vive a Napoli e lavora in una scuola superiore. Ha fatto parte del collettivo di redazione della rivista on-line Adateoriafemminista. Dottoressa di ricerca in filosofia, ha studiato presso le Università di Napoli, Berlino, Bochum e Messina. Sotto la guida di Angela Putino, ha svolto attività di ricerca su “Biopolitica e femminismo” presso l’Istituto Trentino di Cultura – Centro per le scienze religiose (Trento).
Sara Gandini, vive a Milano ed è direttrice (Group leader) dell’unità “Molecular and Pharmaco-Epidemiology” presso il dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO) e docente dell’European School of Molecular Medicine di Milano (SEMM). Per vent’anni ha partecipato attivamente alla Libreria delle donne di Milano organizzando incontri pubblici e scrivendo articoli in particolare per le riviste femministe Via Dogana e “Per amore del mondo” della comunità filosofica di Diotima.
Paola Tavella, vive a Roma ed è giornalista, attivista femminista, e insegnante di kundalini yoga. E’ stata per quindici anni redattrice de «il manifesto», per venti collaboratrice di «Noi donne» e portavoce del primo Ministero per le Pari opportunità. Nel 2006 ha scritto con Alessandra Di Pietro Madri Selvagge. Contro la tecnorapina del corpo femminile, un pamphlet sulle tecniche di fecondazione assistita e sulla biopolitica.
Chiara Zamboni insegna Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Verona. Da più anni si occupa di pensiero femminile e ha dato vita con altre alla comunità filosofica Diotima. Tra le sue ultime pubblicazioni: Pensare in presenza. Conversazioni, luoghi, improvvisazioni (2009), e la cura di L’inconscio può pensare? Tra filosofia e psicoanalisi (2013), di Una filosofia femminista. In dialogo con Françoise Collin (2015) e di La carta coperta. L’inconscio nelle pratiche femministe (2019).