Scheda del libro
In questa seconda raccolta, che si compone di dieci racconti scritti tra il 1935 e il 1941 in pieno periodo fascista, Paola Masino prosegue la ricerca dei concetti di vita, morte, male, miseria della parabola umana, che hanno caratterizzato la sua poetica fin dall’esordio Decadenza della morte (1931). Si tratta di una raccolta eterogenea e circolare che si impone con violenza, sin dal primo racconto, a interpretare e rappresentare la tragicità e lo sforzo vitale dell’uomo nelle sue ribellioni e metamorfosi, fondendosi con l’irruenta espressione di una natura antropomorfa e assoluta fino al culmine, in una dimensione spazio-tempo sospesa dell’ultimo racconto, nell’epifania persecutoria della morte dominante. Pervasi da un’ossessiva vena di incubo, in ognuno di questi racconti emerge l’originalità dello stile di Masino: l’anticonformismo, l’alienazione a modelli canonici del regime, la capacità di mescolare il romanzo gotico con fulminee immagini di realismo allucinatorio, in un alternarsi di atmosfere grottesche, oniriche, surreali e metafisiche. Suscitando una tensione progressiva, un senso di inquietudine, oppressione, crudeltà e spietatezza, ogni visione protende verso il raggiungimento di uno stato catartico, attraverso l’uso retorico della catacresi e una lingua convulsa, sinestetica, lirica e allegorica. A ottant’anni dalla sua prima pubblicazione, per Bompiani nel 1941, Racconto grosso e altri manifesta la versatilità e il temperamento intellettuale di una delle scrittrici italiane che più di tutte fu provocatrice di cambiamenti e innovatrice in ambito storico, politico e letterario, inserendosi nel panorama internazionale da cui è sempre stata apprezzata.